Blog

luglio 2023 – Problem Solving tra corpo e mente.

PROBLEMI E POLARITA’: RISOLVERE I PRIMI GESTIRE LE SECONDE.

Jean Paul Sartre affermava “noi siamo le nostre scelte” e forse aveva ragione.

Ma come scegliamo?MoveMind promuove un tipo di scelta che parte dall’ascolto del corpo e della mente. Il motivo è altamente concreto, pragmatico e materiale, oltre che concettuale, astratto e di principio. La consapevolezza, proveniente dall’ascolto, permette di definire meglio il motivo e il tipo di scelta da mettere in atto. L’ascolto riguarda la persona, il contesto e le risorse a disposizione, sia interne che esterne. Iniziamo, sfatando un mito, che dice che una scelta esclude l’altra. Infatti, se è vero, trovandosi di fronte ad un bivio, valgono le parole di Mario Furlan, secondo cui “scegliere una strada implica rinunciare all’altra”, tuttavia non è detto che il nostro percorso non possa includere anche quell’altra strada, magari in un secondo momento.

Questa è la differenza del “come”, più possibilista, che specifica il “cosa”, più determinista, ed è importante che, nella risoluzione di un problema, ci siano entrambi.

Ma a cosa ci stiamo riferendo?

Vorremo introdurre un discorso sul Problem Solving e l’uso delle polarità. I poli opposti, infatti, da sempre affascinano l’umanità per il loro valore estremo. Il bene e il male, il polo Nord e il polo Sud, lo Yin e lo Yang, la notte e il giorno, il sonno e la veglia, il cane e il gatto, l’uomo e la donna, e via dicendo. In tutti questi casi, forse tranne per cane e gatto e, taluni dicono, per il bene e il male, un polo non può esistere senza l’altro, pena la mancanza di vita stessa dell’organismo o, comunque, della sua buona salute. Quando l’organismo è in grado di effettuare questi passaggi di stato, allora riesce a evitare l’esaurimento di un tipo di energia, grazie al rifornimento della sua energia contraria. In questo modo, essere attivo, energico e produttivo, si ricarica nell’essere passivo, lento, a riposo. Questa regola, di integrazione delle polarità, evita esaurimenti, cattivi funzionamenti e malattie stress-correlate. Lo stesso vale per l’attività come per l’inattività, che rende il corpo sempre meno capace di produrre e di utilizzare l’energia.

Se questo è evidente nel corpo, a livello psicologico si ritrova all’interno di altre polarità, come quella dell’altruismo, che si sanifica e si ricarica nell’egoismo, dell’orgoglio con l’umiltà, della responsabilità con la leggerezza e viceversa. La composizione e la ciclicità, di queste scelte relazionali, variano in funzione della persona, della sua età, della sua esperienza, del contesto e di altre variabili, un po’ come avviene anche per i cicli fisiologici, come quelli del respiro. In breve, non c’è mai una scelta definitiva su quanto inspirare o espirare, l’equilibrio è sempre dinamico, una scelta non esclude l’altra perché c’è sempre movimento.

La nostra vita, in tutte le sue sfaccettature personali e professionali, risulta alimentata e affamata da energie opposte e complementari che dobbiamo essere in grado di far dialogare, per trovare la risposta giusta nel qui e ora, anche in previsione di un domani, ma sempre nel qui e ora. A questo punto entrano in gioco i bisogni, principi squilibranti per eccellenza.  Essere connessi con i propri bisogni, con ciò che necessito, voglio e desidero, significa conoscere il verso del proprio squilibrio in modo da scegliere la polarità adeguata, in quel momento, a controbilanciarlo. Ho sonno, dormo, ho fame, mangio.

Qui la questione sembra semplificarsi, in realtà si sfateremo un altro mito: si complica. Un primo errore, in cui potrei incappare, è quello di non autorizzarmi a scegliere la polarità più adeguata. Si, è possibile, perché l’esperienza del passato ha creato un giudizio che potrebbe spingermi a credere che quella risposta sia sconveniente, pericolosa o sbagliata di default. In questo modo, alcune polarità vengono etichettate a vita, rinchiuse e rinnegate, dissociandole da noi e dal nostro panorama di scelte possibili. L’accusa dice: “io non sono così, non sono pigro, riposare è da pigri, non mi pagano per dormire, quindi forza e coraggio…”. Si, però attenzione, perché il rischio di non riposare è non essere svegli nel modo giusto. Cosa? Sveglio. Come? Nel modo giusto. Eccoli di nuovo.

Un secondo errore è quello di negarmi, insieme alla polarità rinnegata, tutte le possibili azioni, pensieri, emozioni e attributi associati, facendo di tutta l’erba un fascio. Per cui, se quando mi riposo leggo un libro, smetto di leggere libri, se quando mi riposo mi sento sereno, smetto di sentirmi sereno. In questo modo sovrappongo diverse dimensioni e la realtà si riduce a cosa nota e sterile. Far dialogare le polarità e i loro attributi permette, invece, di distinguere e dilatare la dimensione spaziale con quella temporale, ad esempio, aumentando le mie possibilità di azione.

In questo modo, se scelgo una strada, posso tornare indietro, in un secondo momento, e prendere quell’altra, oppure integrare, nel percorso scelto, elementi del percorso scartato. Andando avanti, sulla frase di Furlan, emergono ulteriori distinzioni – “Scegliere una strada implica rinunciare all’altra. Chi vuole andare ovunque non arriva da nessuna parte”. Questa frase, non solo da per scontato che la meta sia raggiungibile solo attraverso la scelta di una e una sola strada ma anche che, chi non sceglie una e una sola strada, in quel momento, non voglia andare da nessuna parte. Beh, non è detto, o meglio, è così qualora la scelta riguardasse un problema e non una polarità.

Cercheremo di spiegarci meglio introducendo una distinzione linguistica di Barry Johnson, fitness e business coach statunitense. Nel suo libro “Polarity Management: Identifying and Managing Unsolvable Problems” distingue i problemi dalle polarità.

I problemi sono quelle difficoltà in cui si impone un superamento, una soluzione, mentre le polarità affrontano difficoltà da non risolvere definitivamente, perché evidenziano conflitti importantissimi per il benessere personale e professionale, di individui e aziende.

Una porta danneggiata che voglio riparare, ad esempio, è un problema da risolvere. Una volta tornata funzionante, termina il conflitto e scompare il problema grazie alla soluzione. Un esempio di polarità, invece, è quella tensione intrinseca che si sviluppa tra due soluzioni, come preferire il lavoro in ufficio o da casa. Ogni scelta ha i suoi pro e i suoi contro, che sarà importante considerare e riformulare, all’interno di una risposta creativa e provvisoria. Nel suo strumento “Polarity Map” Johnson ci propone di fare esattamente questo, elencare vantaggi e svantaggi di ogni possibilità, senza giudicarli in maniera moralistica. L’analisi degli ingredienti di questi “cosa”, polarizzati, verrà rivista, in un secondo momento e in un’ottica diversa, per creare una nuova ricetta che espliciterà “come” utilizzare questi cosa, e quindi quando, dove, chi, e via dicendo. In questo modo, i “come”, sganciati dalle esperienze pregresse e dai giudizi moralistici a cui erano inizialmente associati, tornano ad essere utili alle mie necessità, ricomponendoli in un piano di azione su misura.

Se lavorando a casa risparmio sui trasporti, lavorando in ufficio posso collaborare con i miei colleghi, tuttavia potrei distrarmi, cosa che succederebbe anche a casa, per ragioni diverse. E allora, come devo fare per…? Elencando in dettaglio gli elementi presenti, sospendendo il giudizio su di loro, potrò arrivare a selezionare e impostare le migliori condizioni da applicare o a casa o in ufficio. In breve, la scelta non sarà solo tra A e B, ma tra un tipo di A e un tipo di B, o addirittura apparirà un C, che neanche avevo previsto. Queste sono le basi del lavoro di integrazione corpo-mente che svolge MoveMind, come pratica di movimento consapevole, di comunicazione creativa e empatica, di crescita personale e professionale.

E il corpo?

Il corpo è sempre lì, al nostro fianco, nel presente. Ascolta, reagisce, agisce, sente, ricorda, si muove, trasporta, suggerisce, chiede, impone, riceve, si centra, si estende, pronto a collaborare con una mente dialogante, che non lo rinneghi o lo snobbi, e viceversa. Questo è quello che facciamo in MoveMind, imparando a radicarsi nel presente, ovunque e in qualsiasi situazione, a occuparsi delle proprie apprensioni, partendo dal centro, da una base sicura, da una fiducia dinamica e reale perché in ascolto dei limiti presenti nel momento siano essi propri, dell’altro e del contesto, offrendo strumenti per riuscire a farlo sempre meglio e su diversi livelli di complessità. Il corpo è una metafora illuminante, un compagno presente in ogni viaggio e da portare nel futuro, rispettandolo, perché è l’unico mezzo attraverso cui poter agire nel mondo e sentirne giovamento.

___________________________________________

gennaio 2023 – MoveMInd Coaching si racconta

MOVE YOUR BODY TO SHAPE YOUR MIND.

Nel metodo MoveMind la psicologia e le scienze motorie vanno a braccetto, alimentandosi reciprocamente, all’interno di una pratica di coaching psicocorporeo. Questo metodo di coaching è nato riscontrando quanto alcuni principi cari al Pilates fossero altrettanto punti cardine nella terapia Gestalt e quanto un lavoro corpo-mente coordinato fosse portatore di risultati più duraturi e consapevolezze più profonde per il nostro essere integrato.  Quali sono questi punti di contatto tra le due pratiche e sui quali si basa questo percorso di formazione corpo-mente?

Vediamone i principali:

Il Movimento

La vita inizia grazie al movimento e, da quel momento, ogni ulteriore passo del nostro essere traccia la strada di un percorso personale, professionale, familiare, sportivo, spirituale e non solo.

Nella pratica del Pilates usiamo il movimento per rendere il corpo più forte, più elastico, più flessibile e più equilibrato e consapevole capace di generare movimenti funzionali e per questo piacevoli nel qui e ora, portatori di benessere profondo, atti a innescare un circuito virtuoso orientato a mantenere uno stato di wellness integrato.

Nella pratica della Gestalt Therapy avviene lo stesso su un piano diverso, quello di una pratica del movimento corporeo, mentale ed emotivo, che aiuta la persona a fare esperienza benefica di un uso appropriato della mente. In questo modo, la percezione sensoriale, l’ascolto emotivo e la rielaborazione cognitiva rendono manifeste le differenti forme attraverso cui ognuno di noi da significato a sé stesso e all’ambiente per cercare un’integrazione che si concretizza nell’appagamento dei propri bisogni.

Alla luce di questi due approcci, l’equivoco che può generarsi è quello che vede il corpo come uno strumento al servizio della mente, dimenticandoci che è il corpo a sostenere la mente e non viceversa. Rinnovare questa impostazione originaria significa non considerare la mente come unica guida immobile, di un corpo esecutore, perché dotato di movimento, ma partire dalla presenza delle richieste del corpo, che possono essere anche molto stabili, per permettere alla mente di muoversi e trovare soluzioni soddisfacenti. In questo senso, il corpo recupera il suo valore intenzionale e conoscitivo, perché luogo di bisogni e di memoria, e la mente il suo valore strumentale.

In questo modo, anche la supposta irrazionalità del corpo acquisisce un senso e la supposta razionalità della mente viene ridimensionata ritrovando, in quell’equilibrio originario, una maggiore facilità di dialogo tra queste due modalità così diverse e ugualmente importanti. Tutto questo, inoltre, mancherebbe di motivazione se non contemplasse le emozioni, il carburante che e-move il tutto. Le emozioni percepiscono si interfacciano con mente e corpo modulando la velocità del movimento, ad esempio, ma anche orientano le riflessioni, acquisendo pari dignità come terza modalità di funzionamento. MoveMind favorisce questa sinergia, permettendo al movimento di capire in che modo mettersi in atto in maniera benefica e soddisfacente, nei diversi piani dell’esistenza.

Questa dinamica, sintetizzata all’interno del nostro metodo, permette alle persone di prendere consapevolezza del fatto che siamo esseri che interagiamo in noi stessi e nell’ambiente, proprio perché ci muoviamo. In tal senso il movimento è punto di contatto fondamentale nella pratica di MoveMind ed è per questo che il nome stesso del metodo lo richiama.

 La Respirazione

Il nostro respiro può essere ascoltato con il senso dell’udito poiché ispirazione ed espirazione producono un suono, frutto del movimento delle onde sonore nello spazio. Il respiro è uno spartito scritto con l’ossigeno, una musica al ritmo della quale possiamo nutrire e muovere il nostro corpo. Nel Pilates la respirazione consapevole e “l’appendere il movimento al respiro” come ci invita spesso a fare Gabriella durante le sessioni da lei guidate è uno dei principi fondamentali; anche il sentire con le sensazioni prodotte dall’aria che entra ed esce dal corpo invita il movimento ad essere ancor più incarnato nel respiro stesso.

Nella psicologia il respiro allo stesso modo è un principio cardine basti pensare che la parola psiche viene dal greco psyché (ψυχή) che significa soffio, qualcosa che muove, anima e che, per alcuni, diventa spirito, per altri energia. Questo respiro che, a volte, diventa sospiro, altre anelito, affanno, altre sbuffo, urlo di gioia, grido di battaglia, ci permette sia di vivere che di essere in contatto con noi e con il mondo anche perché il respiro è scambio; c’è quindi molto nel respiro che ha a che fare con la psicologia e con l’idea di mente e corpo.

L’Immagine

Il cueing (l’insieme di tecniche di comunicazione verbale e gestuale) usato da Gabriella Poggi per guidare gli allievi durante la pratica Pilates fa uso frequente di immagini grazie alle quali il praticante viene invitato a produrre gesti precisi consapevoli e funzionali. Tutto ciò, come ricorda spesso Gilberto Fulvi, viene accolto facilmente dalla mente perché il suo funzionamento è di tipo rappresentativo e narrativo e quindi funziona per immagini; la mente mette in forma il nostro modo di sentire dandogli un senso, una direzione, un ordine, arbitrario. Questa arbitrarietà diviene oggettiva quando ritrova l’efficacia di soddisfare le richieste del corpo. In questo caso il giusto corrisponde con il sano, il piacevole, l’appagante, al di là di qualsiasi dogma, perché sentito nella verità del corpo.

La Percezione

I nostri organi di senso sono le nostre porte sul mondo, sono loro che ci consentono di percepire, diversamente non solo non avremmo percezione del mondo ma anche di noi stessi

Il sentire, prima del capire, è il canale attraverso cui immaginiamo, pensiamo e muoviamo la nostra mente. Allo stesso modo percepire per poi attivare il core, durante la pratica del Pilates, è alla base della centralizzazione del movimento, principio cardine del metodo Pilates. Ugualmente, la percezione della disposizione del nostro corpo nello spazio manifesta la tridimensionalità della vita reale, in cui la postura diventa l’espressione di una forma in cui un organismo, situato in un ambiente, risponde a uno stimolo.  La sintesi di questa tridimensionalità ergonomica si evidenza nella percezione del radicamento a terra, dell’energia che, tramite i nostri piedi, trasmettiamo al corpo. La stessa energia che, in una direzione, ci permette di sentirci saldi, nell’altra ci permette di spingerci, attraverso la forza, sviluppando movimenti più sicuri e fluidi, attraverso l’ascolto e la modulazione della forza. La stessa percezione si applica al movimento del nostro sguardo mentre muoviamo il corpo, trovando sinergie che lo aiutano a generare movimenti più consapevoli e funzionali, attraverso la consapevolezza del luogo in cui porre attenzione.

———-

settembre 2022 – articolo di Gilberto Fulvi

Guarda dove vai: imagery in movimento applicata allo sviluppo personale.

L’imagery è una tecnica psicologica che utilizza le immagini mentali, rappresentazioni descrittive letterali o metaforiche, per produrre una stimolazione a livello emotivo, cognitivo e/o psicomotorio. Per intenderci, durante un’immaginazione guidata, mentre il corpo può essere fermo o in movimento, il cervello è invitato a stare su una determinata immagine che viene vissuta come se fosse reale, attivando la persona a 360°.  A livello neurologico, infatti, l’immaginazione e la realtà non sono fenomeni molto diversi e fare esperienza di situazioni “come se” fossero vere, è una tecnica psicologica utilizzata da secoli in numerosi campi applicativi. La novità risiede nella validazione scientifica che ha ricevuto in questi ultimi anni. Diversi studi hanno dimostrato, infatti, come questo tipo di “visione mentale” (Kosslyn, Ganis e Thompson, 2001) , provocata intenzionalmente, stabilisca dei canali diretti sia con la memoria episodica che con i sistemi emotivi e comportamentali. Per questo stesso motivo, soprattutto in campo sportivo, questa modalità viene sempre più spesso utilizzata per migliorare l’apprendimento di abilità motorie e di intelligenza emotiva.

Quando l’imagery viene utilizzata nel Pilates, ad esempio, e quindi associata a movimenti corporei corretti, il cervello unisce le immagini stimolo ai segnali motori che produce, integrandoli all’interno di patterns psico-motori, che vanno a costituire delle unità percettive, ossia dei modelli di riferimento che facilitano l’esecuzione del movimento stesso. In questa specie di loop virtuoso, il cervello, vivendo ciò che immagina, fa esperienza e cambia le sue connessioni, un po’ come avviene per l’imprinting e per il linguaggio metaforico. Ascoltando, immaginando, osservando una forma, la integriamo a livello olistico e, quindi, non solo ci informiamo attraverso ciò che “guardiamo”, ma ci conformiamo e, a volte, ci deformiamo nella mente, nel corpo e nel cuore. Per questo, per mantenerci “in forma”, è importante essere consapevoli sia del movimento che delle immagini che associamo a quel movimento.

Sulla base di tale principio, è nato il percorso di benessere:

GUARDA DOVE VAI: imagery in movimento applicata allo Sviluppo Personale.

Un workshop di gruppo, tracciato da Gabriella Poggi, terapista del corpo, e Gilberto Fulvi, terapista della mente, che unisce movimento e visualizzazione. All’interno di tre incontri, di due ore ciascuno, farai esperienza di nuove consapevolezze, praticando modalità di sentire, di fare e di essere, profondamente connesse con il tuo proprio “io”. Gabriella ti guiderà nei movimenti del corpo, attraverso il Pilates, e Gilberto ti inviterà a muovere la mente, attraverso la Gestalt Therapy.

Più in dettaglio:

  • attraverso il Metodo Pilates, potrai sostituire movimenti estranei, o non necessari, con movimenti fisiologici, consapevoli ed efficaci;
  • attraverso la Gestalt Therapy, potrai aprire nuovi scenari di soddisfazione e di risoluzione di possibili tensioni, seguendo le piste che traccerà  l’ascolto della consapevolezza corporea unita al sentire emotivo e al giudizio mentale.

Il programma degli incontri si focalizzerà su alcuni aspetti specifici e propedeutici:

  • CENTRALITA’ ed ESTENSIONE: dove ha origine il movimento e quale tensione lo rende funzionale.
  • EQUILIBRIO e MOVIMENTO: tipi di dialogo tra centro e periferia e necessità motorie.
  • FORME BIOLOGICHE e DISPOSIZIONI: studio e scelta di modelli di sintesi adattivi ed efficaci.

Il percorso è aperto a tutti e non è richiesta nessuna abilità sportiva, conoscenza del Pilates o psicologica.

Ti aspettiamo su Zoom giovedì 13 OTTOBRE dalle 20:30 alle 21:30 per la presentazione online del workshop.

———–

marzo 2022

Pilates e imagery: come portare il respiro

Durante le pratiche di Pilates facilitate da Gabriella Poggi, siamo soliti seguire la sua consegna di “portare il respiro” in diverse parti del corpo, come se fosse realmente possibile far respirare una spalla o qualsiasi parte dolente. L’effetto di benessere è palese, tuttavia non sempre la mente razionale ammette la capacità, che ha la nostra attenzione, di creare nuove possibilità. A supporto del corpo e di questo trattamento, in particolare, ho sentito il bisogno di sostenere scientificamente questa tecnica di visualizzazione.

La scienza, infatti, ha dato un nome a ciò che accade quando pensi una cosa e la senti nel corpo “senza la presenza diretta di uno stimolo esterno” (Pearson, Naselaris, Holmes & Kosslyn, 2015, p. 590). In questi casi siamo nel pieno di una imagery.

Diversi studi hanno dimostrato come questo tipo di “visione mentale” (Kosslyn, Ganis e Thompson, 2001), che può essere provocata intenzionalmente, stabilisce dei canali diretti con la memoria episodica e con i sistemi emotivo e comportamentale e viene sempre più spesso utilizzata per migliorare l’apprendimento di abilità motorie (Carpenter, 1894) e di intelligenza emotiva.

Inoltre, quando a questa pratica si associa un movimento consapevole o la stimolazione di specifici punti corporei, come nel caso del massaggio con respirazione incentrato sui “punti dolenti” proposto da Gabriella, il cervello inizia a modificare la propria mappa neuronale e il proprio funzionamento, unendo l’attività fisica con l’esperienza mentale (Doidge, 2015).

Queste dinamiche costituiscono una parte fondamentale degli ingredienti trasformativi a supporto del metodo MOVEMIND che aiutano a cambiare non solo il tipo di risposte motorie, emotive o mentali ma il corpo e la mente stessa, modificando materia e pensiero, azione e strumento. Ulteriori scoperte scientifiche dimostrano, infatti, come il cervello si modifichi negli anni, non solo per il suo sviluppo fisiologico legato al ciclo di vita di una specie ma anche a seconda degli stimoli che gli vengono offerti. Fu Erik Kandel, premio Nobel per la medicina, che nel 2000 dimostrò come un apprendimento continuo può attivare e modificare la struttura cerebrale e ciò può avvenire utilizzando i sensi, il corpo e il movimento.

Non si tratta di fare Pilates, di andare dallo Psicologo o di imparare delle tecniche, si tratta di imparare a farlo proprio, autorizzandosi ad accogliere percezione, movimento e imagery come compagne di un viaggio verso un benessere che curi e rafforzi i nostri muscoli interni come base di qualsiasi esteriorità.


marzo 2020 – EMERGENZA COVID

Cari Medici, infermieri e assistenti sanitari,

abbiamo preparato una pillola audio perché vogliamo prenderci noi un po’ cura di voi.

E’ una pillola fatta dei nostri composti che pensiamo possa esservi utile per sostenere voi e il vostro valoroso lavoro in questo periodo di emergenza Coivid19.

Grazie1000 MoveMind

Durante una pausa o a fine giornata ma anche la mattina presto… per prender fiato, o allontanare lo stress ma anche per centrarsi bene… usa questa pillola in un momento che desideri dedicare interamente e solo a te.

Bastano delle cuffiette audio, un piccolo spazio dove potersi muovere liberamente e un foglio bianco, una penna o una matita (ancor meglio se hai matite o pennarelli colorati e un materassino tipo yoga).

Sono sufficienti 25 minuti… se possibile averne un po di più molto meglio. E’ un momento che dedichi solo a te, quindi è il più prezioso della giornata.

Usa questo audio tutte le volte che desideri lasciarti trasportare senza dover decidere o giudicare.

Prima di lasciarti all’ audio volevamo dirti ancora grazie!

Contattaci per ricevere l’audio

Si ringraziano gli artisti che hanno donato la loro arte a questa iniziativa: Sara Paglia, per il disegno, Jyotishmati432HZ per la musica, .